Gli orologi dotati di un movimento meccanico, sia a carica manuale che automatica, sono un’icona di stile e storia che non invecchia mai. Alcuni orologi sono diventati dei veri simboli dell’arte orologiera, del design e della tecnica, capaci di raccontare tutti gli aspetti dell’epoca nella quale sono stati progettati e realizzati.
Il fascino di un orologio meccanico, del funzionamento dei suoi componenti, è difficilmente raggiungibile da altri accessori.
Nei paragrafi che seguono approfondiremo il funzionamento di questi movimenti e le differenze tecniche dai movimenti al quarzo.
Movimenti meccanici a carica manuale
La marcia di un movimento meccanico ha origine da una molla a forma di spirale, inserita in un cilindro dentato (il “bariletto”) che girando in un senso consente alla molla di distendersi, fornendo l’energia necessaria in modo regolare, e nell’altro, una volta scarica, di ricomprimersi tramite il meccanismo di carica azionato dalla corona.
Questa molla è un componente essenziale e nel corso degli anni è stata oggetto di studi per migliorarne le prestazioni. Inizialmente veniva realizzata in leghe di acciaio al carbonio, poi si è passati al nichel, al cobalto e altri materiali, per ottimizzarne la resistenza a corrosione e usura. La sua energia viene trasmessa ai ruotismi, composti da ingranaggi e pignoni dalle diverse dentature calcolate con estrema precisione.
Le ruote principali, che sono sempre presenti, sono la ruota di centro, la ruota intermedia, le ruote di ore-minuti-secondi, la ruota dello scappamento. Esse sono normalmente in ottone e sono tenute in posizione dai ponti dove troviamo i rubini che sono lubrificati per garantire che i perni girino con il minor attrito possibile allo scopo di ridurre al massimo la dissipazione di energia.
Ciò che consente all’orologio di battere il tempo è lo scappamento, che riceve l’energia dalla molla del bariletto e, attraverso la ruota di scappamento, la trasmette all’ancora, che oscilla grazie al bilanciere che regola la velocità. Lo scappamento può essere di diversi tipi: ancora, corona, cilindro, coassiale o tourbillon (uno dei più complicati). Il movimento dell’ancora è calcolato in alternanze, ossia il tempo impiegato per compiere una mezza oscillazione; attualmente la maggior parte dei movimenti marcia a 28’800 alternanze all’ora, ma ne esistono di diversi. Più la frequenza è alta, quindi maggiori sono le alternanze, più il nostro orologio sarà preciso.
L’ancora è composta da una leva d’entrata e una leva d’uscita, e da un alberino che oscilla in uno spazio ben definito. Il bilanciere è il responsabile dell’equilibrio ed è il cuore del movimento: è composto da un “volante” circolare, abitualmente con 3 raggi, e da una molla a spirale che permette le oscillazioni. Uno degli elementi fondamentali del bilanciere è il “plateau”, che trasforma le rotazioni dei ruotismi in oscillazioni, e collega l’ancora al bilanciere.
Nel passato la carica avveniva tramite una chiave speciale, almeno due volte al giorno. Oggi questa operazione si fa tramite la corona, avendo cura di non forzare esageratamente per evitare di danneggiare la molla, i ruotismi e/o altri componenti, che hanno tuttavia delle protezioni. La riserva di carica di un orologio, mediamente dalle 37 alle 44 ore secondo il tipo di movimento, non dipende soltanto dalla molla, ma da tutto l’insieme del meccanismo.
Alcuni marchi hanno messo a punto dei movimenti a doppio bariletto per aumentare l’autonomia di marcia, arrivando fino a 70 ore e in qualche caso ad una settimana, su modelli molto particolari e ricercati.
Movimenti meccanici automatici
Il principio di funzionamento di un movimento automatico segue quello del manuale, ma la carica (oltre che azionando la corona) avviene tramite la massa oscillante (o rotore) che è montata su un modulo collegato ai ruotismi: il movimento del polso fa girare la massa oscillante che in tal modo consente alla molla del bariletto di ricaricarsi.
È sempre possibile utilizzare la corona, ma questo sistema permette di avere l’orologio sempre carico, semplicemente indossandolo.
Movimenti al quarzo
Il movimento al quarzo è una innovazione tecnologia messa a punto inizialmente in Giappone, e in seguito diffusa in tutto il mondo. Anche qui, per far funzionare il movimento serve una fonte di energia, che in questo caso è fornita da una pila che trasmette elettricità che utilizza le proprietà fisiche piezoelettriche del quarzo.
Una piccola barra di quarzo, opportunamente tagliata, riceve gli impulsi elettrici e vibra ad una frequenza di 32’768 hertz/sec.: in questo modo produce e trasmette energia ad una ruota magnetica collegata ai ruotismi.
Grazie a questa alta frequenza, gli orologi al quarzo sono più precisi di quelli meccanici et molto più economici.